Il Rapporto sull’ Economia Circolare in Italia 2019

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E’ stato presentato a Roma il Rapporto sull’ Economia Circolare in Italia 2019. Il rapporto è stato curato dalla Circular Economy Network , in collaborazione con Enea.

 

Circular Economy Network

 

Il Circular Economy Network (CEN) è un progetto che si propone di stimolare nel nostro Paese lo sviluppo dell’economia circolare. Un progetto che , facendo sue le proposte della green economy, sostiene le sfide climatiche, ecologiche e sociali. Inoltre, vuole accrescere “la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali. “

Il CEN “nasce da un’iniziativa della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. E’ aperto a tutte le imprese che intendono condividere queste finalità mediante assunzione di azioni e impegni concreti.

Al progetto partecipano, come promotori 13 “ soggetti”. A questi si affiancano alcune decine di aderenti.

 

Le linee principali del progetto sono:

 

Promuovere, raccogliere e divulgare studi, ricerche ed elaborazioni sull’economia circolare.

Definire gli indicatori chiave di circolarità e analizzare le performance nazionali.

Effettuare la ricognizione delle principali criticità e delle barriere da rimuovere, indicando le possibili soluzioni.

Elaborare strategie, policy e misure da proporre ai decisori politici, favorendo una positiva interlocuzione tra il mondo delle imprese e le istituzioni.

Valorizzare e contribuire alla diffusione delle buone pratiche e delle migliori tecniche.

 

Progetto

Il Rapporto

Il nostro Paese, con 103 punti, è in pole position nelle classifiche europee dell’indice complessivo di circolarità.

Il punteggio viene attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse, l’ utilizzo di materie prime ,l’ innovazione nelle fasi di produzione, consumo e  gestione  dei rifiuti.

La classifica vede al secondo posto il Regno Unito con 90 punti. Seguono la Germania con 88 punti e la Francia con 87 punti . Chiude la classifica delle cinque principali economie europee, la Spagna con 81 punti.

 

Ma c’è poco da riposare sugli allori.

 

La nostra corsa verso i traguardi della circolarità rischia di arrestarsi. Grazie al nuovo pacchetto di direttive approvato nel luglio scorso, dall’U.E.,gli altri Paesi che ci seguono stanno prendendo slancio.

Se non si recepiscono pienamente le politiche europee, facendo tra l’altro partire i decreti che tecnicamente regolano il trattamento e la destinazione di quelli che finora sono considerati rifiuti e che invece possono diventare una risorsa per la manifattura italiana, rischiamo di perdere non solo un primato ma un’occasione di rilancio economico fondamentale.

 L’Italia, in confronto alle valutazioni 2018, ha infatti conquistato solo 1 punto in più ,l’anno scorso infatti l’indice complessivo di circolarità era di 102 punti.

 Ci sono Paesi che hanno raggiunto risultati più grintosi. La Franci che aveva totalizzato 80 punti ne ha aggiunti 7. La Spagna, ha scalato la classifica.  Partendo dai 68 punti della scorsa annualità, ha guadagnato ben 13 punti.

 

Produttività delle risorse

 

Il nostro Paese sulla produttività delle risorse nel 2017 si posiziona tra i primi Paesi europei con il maggiore valore economico generato per unità di consumo di materia.

A parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorsa consumata genera 3 € di PIL. In questo settore  il nostro Paese  non è ancora riuscito a recuperare le performance segnate nel 2014 (3,24 €/kg), ma addirittura rimane sostanzialmente fermo negli ultimi anni.

Questo andamento da un lato dimostra che l’Italia è in grado di fare di più, dall’altro che negli ultimi anni si è inserito un freno che ha interrotto il trend di crescita che si è registrato fino al 2014.

 

Produttività energetica

 

La stessa analisi va fatta per la produttività energetica. Si osserva, anche in questo caso, una sostanziale stasi della crescita. Dal 2014 in poi il valore oscilla intorno ai 10,2 €/PIL. È anche vero, tuttavia, che il nostro Paese registra dei valori superiori alla media europea (8,5 €/PIL) e segna il secondo posto tra le prime grandi, ma rispetto alla prima il divario cresce.

Si segnala, poi, che riguardo alla quota di energia rinnovabile utilizzata rispetto al consumo totale di energia, l’Italia nel 2017 si pone davanti ai quattro Stati con il (18,3% – GSE) in linea con la media europea.

  

Bilancio commerciale tra import ed export di materiali.

 

La tendenza per l’Italia è quella di vedere aumentare – in termini di peso – le importazioni di materiali rispetto alle esportazioni. Il divario in questo caso è dell’ordine di circa 150 Mt. Questo significa che cresce la dipendenza dell’approvvigionamento dall’estero

 

Indice sulla produttività totale delle risorse

 

Questo indice che tiene conto dei  materiali, acqua, energia e intensità delle emissioni CO2 , mostra l’Italia al primo posto. L’indice italiano è di 180, un indice ben al di sopra della media europea che è di 100

 

Per quanto riguarda l’indice sui benefici socio-economici totali l’Italia al secondo posto. La prima piazza è occupata dalla Germania. Un indice , che tiene conto dell’ export delle eco-imprese, occupazione in eco-imprese ed economia circolare, fatturato in eco-imprese ed economia circolare. La stessa classifica è presente nell’ indice di attività nell’eco innovazione

 

Produzione complessiva dei rifiuti e DMC

 

La produzione complessiva dei rifiuti analizzata rispetto al consumo interno dei materiali raggiunge per l’Italia il valore del 22,7%, contro una media europea del 12,8%.

Nel periodo 2004-2014 l’indicatore è cresciuto notevolmente in Italia. Nel decennio preso in esame ,  il rapporto tra produzione complessiva dei rifiuti e DMC è cresciuto del 56%.

Anche con questo forte aumento l’Italia nel 2014 segna la peggiore performance rispetto alle 5 maggiori economie europee.

 

Il Rapporto, mette in evidenza che in Italia , a fine 2018 , risultano certificate EMAS 963 organizzazioni. I siti certificati sono 4.832. Al livello geografico, il Rapporto, evidenzia che sia le organizzazioni che i siti che hanno ottenuto la certificazione si concentrano maggiormente nelle regioni del Nord .La restante parte si divide più o meno equamente tra le regioni centrali e del sud d’Italia.

 

 Il Consumo

 

Il consumo interno di materia per l’Italia nel 2017 è pari a 514 Mt. Un consumo che  segna una riduzione del 36% in 9 anni.

È importante evidenziare che, relativamente all’ultimo anno di analisi, Italia, Francia, Spagna e Regno Unito presentano un’inversione di andamento, registrando una leggera crescita dei consumi.

L’Italia nel consumo finale di energia è il quarto Paese in Europa totalizzando utilizzi annui pari a 116.000 TEP. Dal 2007 al 2016 l’indicatore è complessivamente decrescente per l’Italia che segna un meno 14%.

Il consumo di energia da parte delle famiglie rispecchia lo stesso andamento del consumo finale di energia: l’Italia risulta quarta con un consumo totale di 32.000 TEP.

 

Per quanto riguarda la quota di energia rinnovabile consumata per usi domestici, complessivamente dal 2007 al 2016 si è registrata una crescita media al livello europeo del 19%.

 

L’Italia risulta con 6.300 TEP, dietro la Francia con 7.000 TEP e la Germania con 6.500 TEP. L’Italia nel periodo analizzato, contrariamente al trend medio europeo, è l’unica a registrare una diminuzione complessiva dei consumi domestici di energia rinnovabile, pari a circa il 4%, e a presentare un preoccupante andamento decrescente nell’ultimo anno di analisi.

 

Lo sviluppo dell’economia circolare può essere favorito anche da forme innovative di consumo che promuovono l’utilizzo di prodotti e di servizi anziché il possesso di prodotti o infrastrutture.

 

 

L’erogazione dei servizi di sharing economy permettono di aumentare il tasso di utilizzo dei prodotti e di migliorare la loro efficienza in generale.

Relativamente al noleggio e leasing di apparecchiature per uffici, compresi i computer,il Rapporto ,osserva come il nostro Paese vanta la presenza più numerosa di imprese ,599 nel 2016, ma con un fatturato molto più basso ,1.228,2 M€.

Al livello nazionale, cresce e si rafforza il settore della sharing mobility. Settore che nel triennio 2015-2017 vede incrementare del 17% il totale dei servizi di mobilità condivisa considerando tutti i principali settori di attività.

Riguardo alle licenze Ecolabel, l’Italia si posiziona al secondo posto per licenze ottenute, 325, dietro la Francia. Anche riguardo al numero complessivo di prodotti certificati l’Italia è al secondo posto ,9.406, ma in questo caso dietro la Spagna.

 

Gestione dei Rifiuti

 

La produzione pro capite di rifiuti urbani in Italia nel 2016 è stata di 497 kg/ab ,-1,6% rispetto al 2015. La produzione media europea è di 483 kg/ab.

In Italia il riciclo dei rifiuti urbani nel 2016 è stato pari a 45,1%, in linea con la media europea e al secondo posto, dopo la Germania. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è invece pari al 67%. Una percentuale nettamente superiore alla media europea ,55%.

Una percentuale che porta l’Italia al primo posto rispetto alle principali economie europee.

Lo smaltimento in discarica per l’Italia è ridotto al 25%, in linea con la media europea, ma con valori ancora elevati rispetto ad altre realtà come la Germania, la Francia e il Regno Unito.

In questo comparto era già stato osservato come l’Italia fosse tra le migliori nell’UE. Ciò nonostante alcune criticità da tempo note, come i ritardi di alcuni territori nella gestione dei rifiuti urbani e una non sempre equilibrata distribuzione geografica degli impianti di trattamento. Ultimamente, poi, si è posta l’emergenza End of Waste – in particolare sul cosiddetto caso per caso -, che non poteva essere registrata dal rilevamento dei dati, in quanto questi si fermano al 2017, ossia un anno prima dell’emergere di questa criticità.

 

Investimenti e occupazione l’Italia 

 

Un punto debole è dato dal paragone sul numero di brevetti depositati dalle prime 5 economie europee relativi al riciclo dei rifiuti. L’Italia risulta scarsamente attiva su questo versante. Nel 2015 risultano depositati 15 brevetti collocando l’Italia all’ultimo posto.

Un altro elemento di debolezza è dato dal basso livello dell’indice di input di eco innovazione. Un Indice che pone l’Italia dietro alle economie concorrenti. I valori , italiani, sono di circa tre volte più bassi rispetto a quello della Germania e di due volte inferiore a quello della Francia. I valori  denunciano implicitamente un basso livello di stanziamenti pubblici e di investimenti privati in questo settore, così come di lavoratori occupati nella ricerca e nello sviluppo eco-innovativi.

Limite parzialmente temperato da un soddisfacente livello dell’indice di output di eco innovazione, che ci vede dietro solo alla Germania. Complessivamente l’indice di eco innovazione vede l’Italia al di sopra della media europea con 113. Valore che ci pone  al terzo posto rispetto alle altre principali economie.

Per quanto riguarda l’occupazione in alcuni settori dell’economia circolare l’Italia si pone al primo posto con un’occupazione del 2,05% rispetto all’occupazione totale.

 

Il Rapporto mette in evidenza un continuo calo dal 2008.

 

Calo occupazionale che sta portando la Spagna ad insediare la posizione italiana.

 

Il valore aggiunto nei settori dell’economia circolare in Italia è stato nel 2016 di 18.020 M€, l’1,07% del PIL, in linea con il dato europeo.

L’Italia, a partire dal 2010 fa registrare una percentuale del valore aggiunto superiore a quella ottenuta dalla Francia, dalla Germania e dalla Spagna

Gli investimenti lordi in beni materiali hanno raggiunto per l’Italia i 2.201 M€, 4° posto dopo Regno Unito, Germania e Francia; il dato rispetto al PIL per l’Italia è pari a 0,13%, in linea con quello europeo ma significativamente inferiore a quello di gran parte dei Paesi europei.

 

I dati raccolti, nel Rapporto, sebbene ci collochino in una posizione avanzata rispetto ai principali partner europei, denunciano qualche contraddittorietà.

L’Italia sembra utilizzare al meglio le scarse risorse destinate all’avanzamento tecnologico, permettendo così di recuperare un ritardo che altrimenti sarebbe pesante. Questa capacità esprime, dunque, una forza creativa capace di tradurre in solide realtà buone intuizioni.

Ciò, tuttavia, lascia il legittimo dubbio che l’attivazione di un programma di politiche di sostegno allo sviluppo dell’eco innovazione sull’economia circolare riuscirebbero a offrire opportunità anche ad iniziative altrettanto valide, ma che non hanno eguale accesso a finanziamenti o altre forme di sostegno.

 

 

 

Il Rapporto completo è scaricabile dai seguenti siti:

www.fondazionesvilupposostenibile.org

www.circulareconomynetwork.it

 

 

 

 

 

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